martedì 4 novembre 2008

Festival Internazionale del Film di Roma 2008





















GALANTUOMINI
Lunedì 2008-10-27
D: come ha impostato il film?
R (regista): ho fatto seminari in dei carceri e lì ho conosciuto delle donne carcerate Una pensavo fosse vittima della sua storia della sua famiglia avevo iniziato un documentario su di lei perché era anche attiva nel sociale, invece è stata poi arrestata per associazione a delinquere Un po’ come con il personaggio di Ignazio con quello femminile interpretato dalla Finocchiaro.
R (attore protagonista): abbiamo parlato con un noto magistrato e il direttore Antimafia a Lecce, entrambi salentini, il che era importante per la ricostruzione antropologica del contesto di lavoro. Ci hanno dato utili consigli, rassicurandoci sulla storia, volevamo fosse credibile. Il magistrato che si innamora di.. poteva suonare finto invece storie cosi possono accadere Con loro riscontravamo la realtà di tale possibilità.
R (attrice protagonista): mi sono preparata osservando le donne salentine, hanno sguardo fiero che va oltre le cose, la mia è una donna dura, violenta, spietata a tratti. Il contesto dove ambientare lo sguardo era 1organizz criminale il che aumentava gli spigoli del personaggio e poi edoardo (regista) la mia altra fonte di l’ispirazione, ciò che mi ha aiutato molto.
R (regista): volevo a tutti i costi la Finocchiaro.
D: perché cosi poco il cinema italiano parla di donne forti, mentre voi con questo film lo fate?
R (regista): il nostro è un paese di maschi ancora, comunque non sono un sociologo quindi non saprei. Io racconto la donna violenta ma intelligente in mezzo a dei cialtroni. Ci siamo divertiti con Beppe (Fiorelllo), Marcello (Paryer),.., a cialtronarli e così a umanizzarli. Spesso sono stupidi i picciotti! Li idealizziamo a volte.
R (attrice protagonista): non lo so, ma spero che d’ora in poi.. anche Lucia si impone in un mondo al maschile Lei una donna di potere che comanda gli uomini, ciò che mi ha affascinata moltissimo.
D: tornando ai picciotti mi è sembrato un espediente interessante, per rendere il tema più lieve. Lei Edoardo ha avuto il timore di cadere qualche volta in dei clichè? Il mare, i pomodori secchi, ecc.
R: la Puglia e il Salento sono meravigliosi, mi è piaciuto farli vedere. Il tema del nostro paese mi è molto caro, specie dal lato fotografico. Senza retorica, ma il nostro è il paese più bello e insieme il più brutto p.e. per le nostre periferie. Quanto ai personaggi minori abbiamo lavorato molto anche con Alessandro Valenti - sceneggiatore - sulle scenografie. P.e. i ragazzi da bar, sono veri. Io sono appassionato di questi personaggi. Del resto vivo in un paese che si chiama Depressa..
D: Beppe Fiorello come ha affrontato il ruolo?
R: il mio bullo è degli anni 90, c’era. Oggi la malavita non la si vede più in piazza. La tecnologia ha toccato anche loro. Potrebbe sembrare uno stereotipo ma ricordiamo l’epoca. Ho interpretato il personaggio seguendo le mie corde di ragazzo che ha vissuto in un piccolo paesino di provincia (siciliana, non salentina).. è vero, mi è stato abbastanza facile.
D: invece Gioia Spaziali a chi si è ispirata?
R: il mio personaggio è molto appassionato del suo lavoro, lotta per salvare la sua terra, è equilibrato, serio ma non rigido. Con Edoardo e Alessandro s’è lavorato per dare la normalità a questo sostituto procuratore. L’aspetto importante di Laura è l’istinto molto sviluppato, è testimone di ciò che accade al suo collega. Prima lo affianca ma poi capisce cosa sta succedendo e prende in mano l’indagine e guida il capo dei carabinieri. Forte, ma soprattutto per intuito (femminile) e amore. Queste donne che abbiamo studiato guardano in faccia i malavitosi con dignità propria. È un personaggio del quale si vede solo il lato professionale, ma da piccole battute si può intuirne il lato umano e forse più leggero.
D: a proposito del personaggio del magistrato è così? Cioè quello che fa carriera torna e scopre di non avere vissuto e implode..?
R (attore Fabrizio Giffuni) Non credo sia il punto, che si alluda al fatto che Ignazio è stato fuori, poi ha fatto parte delle prime inchieste di tangentopoli, ecc. Serviva dare l’idea di come lui avesse programmato la sua vita e invece tutto vada in frantumi, ma in verità è li che si riappropria della sua identità mettendosi in discussione. Bene per lui. Altra cosa bella: il finale non dà certezza sui cosa accadrà ai due personaggi, lui e lei, che destini avranno.. Infine, non ci sono schemi, ma l’eterna lotta fra ragione e sentimenti e senza soluzione, il film non dà una riposta.
D: una provocazione: non si può fare un Gomorra pugliese perche tutti sono diventati buoni? Inoltre, mi incuriosisce vedere storie forti dal lato etico e poi sentire dire “non dò giudizi”, mi chiedo: non sarà arrivato il momento di darli?
R (regista): la mafia erano del Sud Italia inteso più come Campania, Sicilia,.., ma non tanto come Puglia, dove in quegli anni era apparsa tra sbarchi ecc. Comunque sono pugliese doc, orgoglioso di esserlo. E la mafia è il vero cancro italiano.
R (Alessandro Valenti): la Sacra Corona Unita è stata l’unica debellata. È stata pericolosissima forse più di mafia, camorra, ecc perché usavano questi bulletti che pero una volta presi parlavano subito per questo è stato possibile debellarla. Non c’era nemmeno un senso di appartenenza.
R (regista): vorrei ricordare, però, che è una storia d’amore, non vorrei porre troppa attenzione sulla Sacra Corona Unita.

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